"Che brutto lavoro fare i medici o i terapeuti, ma non potevo fare l'idraulico?"..
Quante volte noi che facciamo i medici o svolgiamo un'attività terapeutica ci siamo domandati questa frase? Dite la verità tanto lo so che ce lo siamo domandati tutti... Ma anche giusto porsi delle domande, e quanti di noi si sono realmente chiesti.. "Perchè voglio aiutare gli altri?"..
Bella domanda... La risposta però può essere magari meno bella di quello che ci aspettiamo.. o almeno di quello che la nostra visione del mondo si aspetta...
Ricordo i tempi in cui volevo fare il medico perchè volevo immolarmi alla causa medica , volevo aiutare e salvare il mondo.. Ricordo il tempo in cui mi sentivo pronto a sacrificare tutto me stesso per il prossimo, di portare sulle mie spalle fardelli enormi dei miei pazienti, e di buttarmi nel fango con loro per poterli salvare... Mi sentivo un eroe! ( Mai stupidaggine più grande fu detta da bocca di uomo!)
Il mio ( ma anche nostro) mondo di carta dorata era fantastico e meraviglioso.. finchè poco dopo l'inizio della mia pratica intoppai in quello che capita a tutti i medici.. ovvero i "pazienti ingrati". Le classiche persone che arrivano moribonde, e tu ( io in questo caso) con la tua armatura, lancia in resta e destriero bianco ti appresti a salvarle dal "drago" .. e una volta che hai ucciso il drago della malattia e hai salvato da morte certa il povero paziente ti aspetti un gratificante.. " Oh mio eroe grazie!"..... Già te lo aspetti... ma non arriva...
"Come osa questa persona!! Non si rende conto del dono che le ho fatto e non mi dice neanche grazie??" pensai fra me e me ai tempi... E provai la sensazione di non essere un eroe.. di non essere nulla di tutto ciò... Di non amare realmente.. ma di volere qualcosa in cambio... di dare si certo.. ma di pretendere un ritorno.. Questo non è Amore!
Fu un periodo duro che durò molto tempo dove mi domandai il come mai avessi voluto diventare un terapeuta...E non sottovalutiamo questa domanda...poichè E' la domanda..
Iniziai a guardarmi e a rivivermi indietro e giorno per giorno e mi accorsi che ero diventato una macchina... una macchina sforna diagnosi e imposta terapie..
Non provavo paura, ne mi impressionavo davanti a nessuna sofferenza o immagine cruenta... non ero quasi più un uomo... Ero diventato un medico...
Si perchè se ci pensiamo bene il significato di medico al giorno d'oggi acquista un'accezione antropologica, non lavorativa... ovvero il medico ( o terapeuta) è una razza di uomini con capacità fuori dal comune...Non tutti possono fare i medici, solo gli "eletti".. pensiamoci bene.. Ed è tanto vero questo discorso che durante la laurea in medicina veniamo addestrati come soldatini a sopportare dosi di stress che ucciderebbero un cavallo da corsa, a mettere le mani dentro il corpo di altri uomini senza battere ciglio e chi si impressiona viene deriso e umiliato dai colleghi e professori ( tipo campo marines)... notti in bianco e giornate in piedi a rispettare gerarchie e titoli nobiliari quali Professore, o Illustre, o Esimio in corsia ospedaliera in modo da distruggere ogni minima reale tua identità.. fino a che non ti convinci che tu ( che in realtà hai un complesso di inferiorità pari ad una cacca schiacciata) che indossi un immacolato camice bianco sei superiore a coloro che ti circondano...e il colore del camice per te è bianco non perchè con il bianco si vede bene quando è sporco, ma perchè è simbolo del cielo, del divino e della luce di cui tu sei strumento e portatore.... Insomma si diventa degli psicotici con deliri di onnipotenza al cui confronto napoleone era un dilettante..
Mi resi conto di questo una volta in cui vidi un collega ad un congresso che non si sentì bene... e fu aiutato da altri colleghi ad uscire fuori... ma tutti gli altri attorno, ( io compreso) ci guardavamo con aria stupita e quasi sconcertata nel vedere un collega che viveva e mostrava soprattutto la sofferenza...Non può un medico ammalarsi e soffrire!! Non è decoroso!!Da quasi fastidio!!... e se ci pensiamo molti di noi la pensano così... e molte volte mi è capitato lo stesso ovvero che se ero magari ammalato o sofferente davanti a qualche paziente mentre lo visitavo ,e alcuni mi dicevano.. " Dottore si curi, perchè io voglio un medico sano"....
E se ci pensate è agghiacciante.... La morale del discorso è che in realtà la maggior parte di noi medici o terapeuti è in realtà terribilmente terrorizzata dalla sofferenza, dalla malattia e dalla morte.... tanto da scegliere una strada in cui uno vede sofferenza, malattia e morte tutti i giorni, in modo da esorcizzarla ( come vaccinarsi a questa vivendone una presenza costante.. come uno che fa l'influenza e si immunizza) ma soprattutto vedendo qualcuno che sta male si rendiamo conto a livello inconscio di non essere soli nel vivere questa sofferenza. Il medico infatti come persona non accetta la sofferenza, la morte e la malattia.. la combatte con tutto se stesso per sterminarla ed estinguerla... e inoltre si anestetizza davanti a questa con il suo camice bianco, sorrisi di pietra e testa alta di onnipotenza... diventando IL MEDICO...che per molti è sinonimo di Dio, per altri è il nome del Primario del reparto in cui Dio lavora...
Poveri noi medici... siamo solo dei poveri uomini che abbiamo talmente tanta paura di guardarci dentro che ci annientiamo divenendo una "razza" diversa da quella umana... una razza che non può soffrire.. una razza superiore che può salvare gli altri e vedere la loro sofferenza (.. sono inferiori e poverini è della loro natura soffrire)... ma una razza superiore non soffre con il paziente... Ci siamo dimenticati di essere umani..
Se io vi mettessi l'immagine di un medico che davanti alla vista del sangue sviene... non vi verrebbe da ridere solo immaginandola? Ma perchè??Ci sembra giusto questo?.... se un'altra persona svenisse la si andrebbe a soccorrere.. e perchè un medico non può svenire....E' un essere umano come tutti.. Può svenire, può stare male, può avere paura, può commettere errori, e soprattutto non fa miracoli...
Tutti noi ci siamo dimenticati che siamo uomini...uomini pieni di paure fragilità e sensibilità... e che abbiamo scelto di lavorare nella sofferenza... ed è normale normale viverla con il paziente.. è normale vivere l'empatia , che non è il banale " si la capisco signora si faccia forza", ma è il riviversi nel paziente... il vivere ciò di cui parla...il sentire la paura dell'uomo che abbiamo davanti... Questo è quello che siamo... Solo uomini, che fanno tutto quello che possono per aiutare gli altri.. e forse con la nostra vita fargli sentire che entrambi non siamo soli nella sofferenza... e che questa è parte della vita, come la paura e la morte... e che siamo fratelli in questo come in tutto il resto.
Forse per essere medici dobbiamo prima essere uomini...e chiedere scusa al nostro prossimo e ai pazienti di quanto gli abbiamo mostrato di sbagliato nella nostra arroganza... e soprattutto di chiedere scusa a noi come esseri umani per averci ucciso e negato il diritto di Vivere come esseri umani con tutte le nostre emozioni...
Un abbraccio a tutti amici..
Alberto
Ciao Alberto,
RispondiEliminanon ci conosciamo direttamente, ma vedo i tuoi post su facebook.
Io non sono medico ma seguo da anni i tuoi stessi interessi e, praticando anche shiatsu, mi ritrovo nelle tue parole. Hai citato in tutte le sue forme il delirio di onnipotenza contro cui, chi si mette a disposizione degli altri, prima o poi va a sbattere. L'importante è imparare a conoscerlo così fa meno male. Un amichevole abbraccio.